Un segno invisibile e mio
Bender Aimee

Bender Segno invisibile Beat

Un libro senza dubbio inaspettato.
Mona Gray ha un’ossessione per i numeri e il giorno del suo ventesimo compleanno si regala un’ascia: senza dubbio questi due elementi hanno contribuito a farmi amare questo personaggio. Un’eroina fuori dal comune, che di eroico non ha nulla. Anzi, Mona mi sembra un po’ fuori dal mondo, ma questo me l’ha fatta apprezzare ancora di più.

Trama in breve: Mona ha diciannove anni quando la madre, senza motivo apparente, la butta fuori di casa.
Costretta a trovarsi un appartamento, viene assunta per insegnare matematica in una scuola elementare. Qui fa la conoscenza con la seconda classe, un gruppo di bambini decisamente fuori dal comune che la tiene impegnata durante le lezioni, tra cui spicca la piccola Lisa, figlia di una donna malata terminale e che avrà poi ruolo importante negli eventi.

Pare poca cosa?
Lo è. Se cercate una trama ricca di avvenimenti, di colpi di scena e sorprese, questo libro non fa per voi.
Se cercate un libro con uno stile leggero e scorrevole, con una protagonista particolare ma indimenticabile e una trama incalzante nella sua semplicità, allora fa per voi.
Personalmente, non posso dire di non aver trovato delle pecche. Ci sono senza dubbio delle domande a cui non si trova risposta, in particolare sul padre di Mona (malato, ma non si sa di cosa) e sul comportamento della madre (non si capisce perché l’abbia buttata fuori di casa) e aggiungerei anche sui bambini a cui Mona insegna, perché del tutto normali non mi sembrano.
Aggiungo che il finale è molto aperto, anche se questo, a mio parere, non è un difetto. Il libro racconta una porzione della vita di Mona, ma non conclude nulla: alla fine del libro, la vita di questa giovane donna va avanti.

In conclusione, il giudizio sul libro è assolutamente positivo: non è una lettura impegnativa, ma è molto piacevole e si legge senza difficoltà.
Senza dubbio lo consiglio.