Sciltian Gastaldi – Angeli da un’ala soltanto

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Angeli da un’ala soltanto
Sciltian Gastaldi

Angeli da un'ala soltanto

Questo è nella mia libreria da tantissimo tempo, e alla fine ho deciso di leggerlo.
Meglio tardi che mai!

Trama in breve: Francesco ed Emanuele hanno diciannove anni, sono due ragazzi normali, con una vita normale, che si amano più che mai. Francesco ha perso la madre da piccolo, vive con una sorella che cerca di sostituirla come può e un padre assente, che lo disapprova. Dal suo punto di vista viviamo la sua intensissima relazione con Emanuele, un ragazzo particolare che l’ha davvero incantato.

Mi è piaciuto.
La trama è molto semplice, in realtà: sono due ragazzi che si amano, semplicemente, e come tutti gli innamorati fanno progetti, litigano, hanno incomprensioni anche molto profonde.
Per quanto riguarda i personaggi, li ho apprezzati.
Sono persone normali, con i loro difetti, le loro incongruenze e a volte degli atteggiamenti molto stupidi. E’ una cosa che mi è piaciuta tanto, mi ha fatto sembrare la storia molto più viva, è stato facile immedesimarsi nella voce narrante, Francesco.
Tutto è filtrato dai suoi occhi, ed è stato molto piacevole leggere questa storia attraverso di lui, in particolare per quanto riguarda il personaggio di Emanuele.
E’ un ragazzo particolare, io l’ho odiato e amato allo stesso tempo; sicuramente è molto vero.
Diciamo che mi sono piaciute molto meno le lunghissime mail che i protagonisti si scrivono, in particolare quelle scritte da Emanuele. Dunque, questo personaggio frequenta il classico e okay, ci sta che abbia un linguaggio forbito, non dico di no. Però secondo me si è esagerato. Emanuele ha diciannove anni e parla e scrive come un accademico della Crusca.
Ecco, questa secondo me è la nota dolente del libro: non ho trovato verosimili i dialoghi. I protagonisti sono due diciannovenni che parlano come novelli Dante, con espressioni eleganti, complesse, lontane dal linguaggio quotidiano. Insomma, il libro è recente (2004) e mi sarei aspettata qualcosa di più verosimile da questo punto di vista. Se sia una scelta precisa dell’autore non lo so, ma a me non è piaciuto.
Questo non toglie che sia un bel libro: non lo definirei un capolavoro, ma una lettura molto piacevole sì.
Mentirei se dicessi che non mi ha coinvolta moltissimo e che ero impaziente di vedere come si sarebbe evoluta la situazione tra i due protagonisti.

In conclusione, direi che lo consiglio parzialmente.
Insomma, se siete alla ricerca di un libro piacevole ma non molto di più, è una lettura più che adeguata.
Io forse, dopo averne letto recensioni entusiaste in giro per il web, mi aspettavo troppo.

Eleonora Caruso – Comunque vada non importa

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Comunque vada non importa
Eleonora Caruso

Comunque vada non importa

Confesso, sono sempre titubante quando si parla di esordienti.
Insomma, non danno la stessa sicurezza di un autore conosciuto e magari amato, no?
Non a caso, nella mia libreria girano sempre gli stessi nomi, alla fine.
Bene, parliamo di questo romanzo, allora.

Trama in breve: Darla e il fratello Andrea si sono trasferiti a Milano da Novara, con l’intento di studiare all’università.
Sono fratelli, diversi tra loro eppure simili. Andrea è intelligente, bello, e con i suoi comportamenti autodistruttivi mette in ombra la sorella.
Darla, la nostra protagonista, vive sul divano davanti al pc. Letteralmente. A cercare di salvarli Alessandro, fidanzato di Andrea, che tiene a entrambi, che è affezionato loro nonostante siano due personalità difficili.

La trama, bene o male, è questa.
Sembra poca cosa, e in effetti se cerchiamo avvenimenti entusiasmanti in questo libro faremo fatica a trovarne.
Ma è bello. E’ bello davvero.
Darla è una donna vera, dannazione, diversa dai soliti libri. Anzi, è più di una donna vera! E’ sciatta, infantile, è pure sporca, ma quanto sono veri i suoi pensieri io non lo so dire. E’ anche incoerente, non sa nemmeno lei cosa vuole, però lo vuole. E’ egoista, tantissimo, ma chi non è egoista in realtà? Darla è vera, per quanto mi riguarda.
Posso dire di avere amato alla follia questa protagonista? Lo dico.
L’ho amata più che mai.
Così come ho amato e odiato Andrea, che è una presenza evanescente ma che si sente, eccome. In fin dei conti, è lui il fulcro che muove tutto, è intorno a lui che ruotano i personaggi e tutta la vicenda.
E’ un romanzo veloce: si legge in un pomeriggio.
Questo non vuol dire che sia semplice. Io ho riso leggendolo, ma ci sono anche rimasta male. Ho provato una forte malinconia quando Darla parlava del rapporto con il padre, con il fratello, con le amiche.
Non è un libro che ha una storia da raccontare, questo no. Ci mostra uno spaccato di vita, ecco tutto.
Io non guardo la trama di un libro, non mi interessa se per duecento pagine non succede niente.
Questo romanzo è scritto bene. Punto. E a me è piaciuto tantissimo così com’è.
Non ci sono fronzoli, anche lo stile è duro, secco. In sintonia con Darla, l’io-narrante di tutta la vicenda.

In conclusione, io lo consiglio.

Thomas Mann – La morte a Venezia

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La morte a Venezia
Thomas Mann

La morte a venezia

Lo confesso, l’ho abbandonato.
Il mio Kindle segnava il 48% quando ho deciso di lasciar perdere, quindi diciamo che fino a metà sono arrivata.

Trama in breve (Dal sito lafeltrinelli.it): Una Venezia estiva ammorbata da una peste incombente ospita l’inquieto Gustav Aschenbach, famoso scrittore tedesco che ha costruito vita e opera sulla più ostinata fedeltà ai canoni classici dell’etica e dell’estetica. Un sottile impulso lo scuote nel momento in cui compare sulla spiaggia del Lido la spietata bellezza di Tadzio, un ragazzo polacco. Un unico gioco di sguardi, la vergogna della propria decrepitezza, la scelta di imbellettarsi per nasconderla, sono i passi che scandiscono la vicenda. In pieno Novecento, Thomas Mann ha colto e rappresentato la grande cultura borghese in via di dissoluzione, in un’opera emblematica che fonde la perfezione formale con la rappresentazione degli aspetti patologici di quella crisi.

Allora.
Io di pazienza, quando si tratta di libri, ne ho tanta.
Posso sopportare dieci pagine in cui non succede nulla, in cui ci sono solo descrizioni. Sul serio. Io ho letto tutta la descrizione della Cattedrale di Notre-Dame de Paris e quella dello specchio del Nome Della Rosa.
Ma quando per mezzo libro non succede assolutamente nulla, io non ce la faccio.
Lo confesso, sono stata insofferente fin dalle prime pagine. Ci viene presentato il protagonista, Aschenbach. In mezzo libro non si fa altro che dire com’è quest’uomo. Il suo carattere e i suoi pensieri.
Ma mai una volta che ci vengano mostrati!
Insomma, se mi dici che è un uomo laborioso, fammi vedere perché lo è. No. Qui è tutto descritto.
Ho trovato anche la scrittura di difficile comprensione. Okay, so che stiamo parlando di un romanzo del 1912, so che lo stile non è quello di oggi, ci mancherebbe. Però l’ho trovato troppo altisonante, troppo pesante da leggere. Ovviamente qui si parla di traduzione, non avendo la possibilità né la capacità di leggere l’originale, ma questo è il punto.

Insomma, in conclusione, io non sono nemmeno riuscita ad arrivare in fondo. Probabilmente è un limite mio, visto che il libro è tanto osannato, ma veramente non l’ho potuto reggere.
Pertanto no, non lo consiglio per nulla.