Eleonora Caruso – Comunque vada non importa

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Comunque vada non importa
Eleonora Caruso

Comunque vada non importa

Confesso, sono sempre titubante quando si parla di esordienti.
Insomma, non danno la stessa sicurezza di un autore conosciuto e magari amato, no?
Non a caso, nella mia libreria girano sempre gli stessi nomi, alla fine.
Bene, parliamo di questo romanzo, allora.

Trama in breve: Darla e il fratello Andrea si sono trasferiti a Milano da Novara, con l’intento di studiare all’università.
Sono fratelli, diversi tra loro eppure simili. Andrea è intelligente, bello, e con i suoi comportamenti autodistruttivi mette in ombra la sorella.
Darla, la nostra protagonista, vive sul divano davanti al pc. Letteralmente. A cercare di salvarli Alessandro, fidanzato di Andrea, che tiene a entrambi, che è affezionato loro nonostante siano due personalità difficili.

La trama, bene o male, è questa.
Sembra poca cosa, e in effetti se cerchiamo avvenimenti entusiasmanti in questo libro faremo fatica a trovarne.
Ma è bello. E’ bello davvero.
Darla è una donna vera, dannazione, diversa dai soliti libri. Anzi, è più di una donna vera! E’ sciatta, infantile, è pure sporca, ma quanto sono veri i suoi pensieri io non lo so dire. E’ anche incoerente, non sa nemmeno lei cosa vuole, però lo vuole. E’ egoista, tantissimo, ma chi non è egoista in realtà? Darla è vera, per quanto mi riguarda.
Posso dire di avere amato alla follia questa protagonista? Lo dico.
L’ho amata più che mai.
Così come ho amato e odiato Andrea, che è una presenza evanescente ma che si sente, eccome. In fin dei conti, è lui il fulcro che muove tutto, è intorno a lui che ruotano i personaggi e tutta la vicenda.
E’ un romanzo veloce: si legge in un pomeriggio.
Questo non vuol dire che sia semplice. Io ho riso leggendolo, ma ci sono anche rimasta male. Ho provato una forte malinconia quando Darla parlava del rapporto con il padre, con il fratello, con le amiche.
Non è un libro che ha una storia da raccontare, questo no. Ci mostra uno spaccato di vita, ecco tutto.
Io non guardo la trama di un libro, non mi interessa se per duecento pagine non succede niente.
Questo romanzo è scritto bene. Punto. E a me è piaciuto tantissimo così com’è.
Non ci sono fronzoli, anche lo stile è duro, secco. In sintonia con Darla, l’io-narrante di tutta la vicenda.

In conclusione, io lo consiglio.

Colleen McCullough – [I signori di Roma] I giorni del potere

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[I signori di Roma] I giorni del potere
Collen McCullough 

I giorni del potere

880 pagine in quattro giorni, e ho detto tutto.
Dopo essermi innamorata di Shogun (James Clavell) cercavo un romanzo storico altrettanto bello, che si facesse divorare.
L’ho trovato.

Trama in breve: Davvero difficile da riassumere. E’ la storia della Roma del primo secolo a.C., la storia dei suoi grandi uomini. Protagonisti indiscussi sono Caio Mario e Lucio Cornelio Silla, due grandi personalità dell’epoca. E intorno a loro, un nutritissimo gruppo di personaggi storici, quanto mai vivi. E’ una storia di politica, di intrighi, ma anche di vita familiare e di quotidianità.

Ora, la prima cosa che dico è che riassumere la trama di questo libro mi è quasi impossibile.
Dentro c’è di tutto. Si incentra su una storia politica, senza dubbio. Protagonista è la scalata al potere di Caio Mario, Uomo Nuovo che si trova a essere il più potente di Roma, affiancato da Lucio Cornelio Silla, un personaggio decisamente interessante, pieno di sfaccettature.
C’è molto più di questo, però.
Ho apprezzato tantissimo l’umanità di questi personaggi. Non c’è solo il grande protagonista storico in loro, ma anche l’uomo, forse in Silla più che in Mario.
Lo ammetto, sono stata assolutamente conquistata da questi due uomini, dai loro intrighi, da tutti i personaggi che ruotano loro intorno. Ognuno di loro è costruito in maniera magistrale, anche quelli che compaiono meno hanno un loro spessore e un loro carattere.
Davvero, davvero ben delineati.  Ho fatto un po’ fatica, all’inizio, a stare dietro alla loro moltitudine e soprattutto ai nomi, che si assomigliano un po’ tutti, ma dopo un po’ ci ho fatto l’abitudine.
Anche la descrizione della vita quotidiana mi è piaciuta. E ben descritta, coinvolgente.
Così come sono coinvolgenti gli scambi epistolari, i racconti bellici, le strategie militari.
Non ho saltato nemmeno una riga di questo libro, mi ha letteralmente conquistata.
Unica pecca: è il primo di una saga. Ora, io non sono amante delle saghe, questo è un problema mio. In tutta onestà, ritengo che dopo quasi 900 pagine di libro si possa concludere una vicenda, ma non è così.
Il libro, comunque, può considerarsi concluso: a non leggere il secondo non si ha la sensazione che manchi qualcosa, tutt’altro. E dirò di più, come conclusione l’ho apprezzata molto.

Insomma, libro consigliatissimo.
Davvero una splendida scoperta.

Thomas Mann – La morte a Venezia

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La morte a Venezia
Thomas Mann

La morte a venezia

Lo confesso, l’ho abbandonato.
Il mio Kindle segnava il 48% quando ho deciso di lasciar perdere, quindi diciamo che fino a metà sono arrivata.

Trama in breve (Dal sito lafeltrinelli.it): Una Venezia estiva ammorbata da una peste incombente ospita l’inquieto Gustav Aschenbach, famoso scrittore tedesco che ha costruito vita e opera sulla più ostinata fedeltà ai canoni classici dell’etica e dell’estetica. Un sottile impulso lo scuote nel momento in cui compare sulla spiaggia del Lido la spietata bellezza di Tadzio, un ragazzo polacco. Un unico gioco di sguardi, la vergogna della propria decrepitezza, la scelta di imbellettarsi per nasconderla, sono i passi che scandiscono la vicenda. In pieno Novecento, Thomas Mann ha colto e rappresentato la grande cultura borghese in via di dissoluzione, in un’opera emblematica che fonde la perfezione formale con la rappresentazione degli aspetti patologici di quella crisi.

Allora.
Io di pazienza, quando si tratta di libri, ne ho tanta.
Posso sopportare dieci pagine in cui non succede nulla, in cui ci sono solo descrizioni. Sul serio. Io ho letto tutta la descrizione della Cattedrale di Notre-Dame de Paris e quella dello specchio del Nome Della Rosa.
Ma quando per mezzo libro non succede assolutamente nulla, io non ce la faccio.
Lo confesso, sono stata insofferente fin dalle prime pagine. Ci viene presentato il protagonista, Aschenbach. In mezzo libro non si fa altro che dire com’è quest’uomo. Il suo carattere e i suoi pensieri.
Ma mai una volta che ci vengano mostrati!
Insomma, se mi dici che è un uomo laborioso, fammi vedere perché lo è. No. Qui è tutto descritto.
Ho trovato anche la scrittura di difficile comprensione. Okay, so che stiamo parlando di un romanzo del 1912, so che lo stile non è quello di oggi, ci mancherebbe. Però l’ho trovato troppo altisonante, troppo pesante da leggere. Ovviamente qui si parla di traduzione, non avendo la possibilità né la capacità di leggere l’originale, ma questo è il punto.

Insomma, in conclusione, io non sono nemmeno riuscita ad arrivare in fondo. Probabilmente è un limite mio, visto che il libro è tanto osannato, ma veramente non l’ho potuto reggere.
Pertanto no, non lo consiglio per nulla.

Yukio Mishima – Ali

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Ali
Yukio Mishima

Ali

Io con Mishima ci provo sempre.
Dopo aver adorato Confessioni di una maschera e aver finito a fatica Colori proibiti, ho deciso di riprovare con Ali.
“Son trenta pagine”, mi sono detta, “puoi farcela”.

Trama in breve: Yoko e Sugio, cugini, provano una forte attrazione l’uno per l’altro. Ognuno dei due immagina sulle spalle dell’altro delle ali che lo rendono speciale, diverso dal resto del mondo. Ali che tornano, poi, e che sono più pesanti di quanto pensavano.

Mishima ha uno stile inconfondibile, per quanto mi riguarda, e quest’opera, con la sua brevità, è perfetta così com’è.
Sono trenta pagine intense, dolci, sensuali e ricche di sentimento. Come scrive lui, non scrive nessuno.
Personalmente trovo che lo stile di questo autore si esprima meglio quando non si dilunga troppo, o almeno così mi è parso dopo essermi confrontata con due dei suoi romanzi più questo racconto.
L’eleganza e la raffinatezza delle sue descrizioni ogni volta mi rapisce, qui più che mai.
L’idea delle ali è splendida, resa benissimo.
E’ difficile dire tanto su un testo così breve, ma in fin dei conti trovo che non ci sia davvero molto da dire se non “leggetelo, merita”.

Geraldine Brooks – L’isola dei due mondi

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L’isola dei due mondi
Geraldine Brooks

L'isola dei due mondi

Questa volta mi riesce davvero difficile dare un’opinione sul romanzo.
Ho lasciato passare un paio di giorni per scrivere la recensione appunto per vedere se riuscivo a farmene un’idea più chiara; non ci sono riuscita. Ebbene, cominciamo.

Trama in breve: Bethia è figlia di un pastore impegnato in una missione di evangelizzazione dei Nativi d’America.
Siamo nel 1660 circa, in Nord America. Bethia e la sua famiglia sono inglesi, e si trovano a dover convivere con i wampanoag, tribù di indigeni di cui fa parte Caleb Cheeshahteaumauk.
La storia che leggiamo è la sua, vista tramite gli occhi di Bethia, che ci racconta come Caleb sia stato il primo indigeno a laurearsi ad Harvard, dopo essersi allontanato dalla sua tribù e dai suoi costumi per abbracciare il cristianesimo.

Dunque, partiamo dal fatto che questo romanzo è narrato in prima persona attraverso gli occhi di Bethia.
Questo ci catapulta in pagine dense di pensieri, di timore di Dio, di sensi di colpa e di riflessioni che però non sono riusciti a farmi immedesimare nel personaggio. Forse Bethia è troppo distante da una donna del ventunesimo secolo per poter essere un personaggio in cui immedesimarsi, ma questo senza dubbio non ha contribuito ad appassionarmi al libro.
Di Bethia c’è da dire che è una ragazza intelligente, determinata. Nonostante i precetti che le sono stati insegnati, si pone delle domande e mette in dubbio quello che sa, ma arriva a pentirsene, creando situazioni di forte contrasto tra quello che vuole e quello che deve fare.
E’ un romanzo di contrasti: non solo quello interiore di Bethia, ma anche quello con Caleb, rappresentante di una cultura forse troppo diversa. Ho apprezzato i discorsi dei due riguardo alla religione: Bethia, fervida credente, tenta di convincere Caleb della bontà di un Dio che lui non capisce. Caleb pone domande semplicissime a cui Bethia non sa rispondere, semplicemente perché la religione non le dà le risposte.
Il contrasto tra il cristianesimo e il paganesimo è molto forte nella prima metà del libro, si attenua con il cambiamento di Caleb e torna poi, alla fine, in veste rivisitata, in modo devo dire piacevole e molto umano.
Il punto dolente di questo romanzo per quanto mi riguarda è la mancanza di coinvolgimento. E’ scritto bene, presenta splendide descrizioni, ci dà uno spaccato della vita quotidiana dei coloni del Seicento che senza dubbio contribuisce a creare un’atmosfera particolare, ma niente di più.
Anche i momenti che sarebbero dovuti essere più ricchi di pathos non mi hanno lasciato nulla. Insomma, io qui ho trovato una mancanza di sentimento. Nella parte finale del romanzo mi sarebbe piaciuto leggere di più su alcuni passaggi che per me erano importanti, ma che per l’autrice evidentemente non meritavano attenzione.
In alcuni punti ho trovato la narrazione un po’ pesante, troppo incentrata sui pensieri di Bethia che però non sono stati capaci di coinvolgermi, come se a parlare fosse un robot.

In conclusione, non è un brutto romanzo, tutt’altro, però lo consiglio solo parzialmente.
Se cercate qualcosa che possa coinvolgervi, non credo che questa sia la lettura giusta per voi.

George R.R. Martin – [Le cronache del ghiaccio e del fuoco] Il trono di spade

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[Le cronache del ghiaccio e del fuoco] Volume 1
Il trono di spade
George R.R. Martin

Il trono di spade

Un libro che mi ha lasciato impressioni contrastanti, partendo dal presupposto che generalmente non leggo fantasy.
Se ho iniziato questo romanzo è stato essenzialmente per la sua fama: sapevo che mi sarei trovata davanti una saga infinita, ma la cosa non mi scoraggia.

Trama in breve: Sul Trono di Spade siede Robert Baratheon, un Re più dedito ai piaceri che al proprio regno. Il suo amico, Eddard Stark, regna su Grande Inverno con la moglie Catelyn, i figli Robb, Sansa, Arya, Bran e Rickon e il figlio bastardo Jon Snow.
Alla casa degli Stark si contrappone quella dei Lannister: Cersei Lannister, moglie di re Robert, donna crudele e ambiziosa, avrà ruolo fondamentale negli intrighi del libro.
Nella città libera di Pentos, i discendenti del precedente re, Viserys e Daenerys Targaryen, ormai soli al mondo, tentano di riconquistare il potere che è stato strappato al loro genitore. In realtà, è Viserys a volere il potere. Daenerys, appena tredicenne, diventa merce di scambio per l’ambizione del fratello, e viene donata a khal Drogo, signore dei dothraki, “uomini a cavallo” del continente orientale.
Le vicende di questo insieme di personaggi si intrecciano senza fine. Tutti sono protagonisti, e nessuno lo è: la narrazione è corale, ogni capitolo è dedicato a un personaggio.

E’ davvero difficile riassumere questo romanzo, così come è difficile parlarne.
Partiamo dalla prima cosa che mi ha colpita: la narrazione corale. I personaggi sono ben delineati, con caratterizzazioni umane. Hanno i loro difetti, i loro pregi. Insomma, sono personaggi a tutto tondo, niente da eccepire. Nonostante questo, ho trovato difficile addentrarmi nella storia, perché non c’è un protagonista, in ogni capitolo si salta a un personaggio diverso. Una volta che ci ho fatto l’abitudine è stato abbastanza facile entrare nella storia, questo è vero, ma ugualmente è una soluzione che mi piace fino a un certo punto.
Passiamo alla narrazione. Le descrizioni sono splendide, i dialoghi mi sono piaciuti molto. Forse, le descrizioni in alcuni punti sono troppo lunghe. L’atmosfera cambia, è vero, quando si descrive un luogo nei minimi dettagli, ma quando lo si fa per ogni luogo, io ho la forte tentazione di saltare delle parti. L’ho fatto, lo confesso.
La trama, invece, si merita un bel giudizio positivo. In realtà gli avvenimenti importanti si contano su una mano, ma per quanto mi riguarda sono le piccole cose che assumono valore e senza dubbio ho apprezzato tantissimo questa importanza per i piccoli avvenimenti quotidiani.
Nonostante tutto, ho letto questo libro in pochi giorni. Si può dire che una volta cominciato non sono riuscita a smettere finché non l’ho finito.
Nonostante questo, lo trovo sopravvalutato. Mi rendo conto che è il primo di una saga, e dunque per farmi un’idea più completa leggerò i prossimi romanzi (o almeno, questo è il proposito), tuttavia, anche se lo considero un bel libro, non lo considero un capolavoro come viene osannato, almeno per il momento.

In conclusione, lo consiglio. Sì, per me vale la pena di leggerlo, sempre partendo dal presupposto che si avrà una considerevole mole di volumi da smaltire, vista l’ampiezza della saga. Mi dissocio, però, dai commenti ultra-entusiasti che ho trovato in giro. L’ho apprezzato, punto.

Ebook reader, ebook e risparmio

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Chiariamolo fin da subito: sono una fan degli ebook.
Possiedo un Kindle Touch che uso tantissimo, lo porto sempre con me e se qualcuno mi chiedesse qual è l’invenzione del secolo probabilmente risponderei senza esitazione “Il lettore ebook!”.
Eh sì, perché per me la comodità di poter leggere ovunque, in qualsiasi posizione, senza doversi far venire i crampi alle braccia per sostenere il peso del libro è impagabile. Per fare un esempio, ho letto tutto il Genji Monogatari in piedi, in treno. Pensate che l’avrei fatto se avessi avuto tra le mani un tomo di 1000 pagine? No, ve lo dico io.
Questo non significa che non ami il cartaceo. Il profumo dei libri, le pagine da girare…
Tutt’altra cosa? No: a me interessa il contenuto, non il supporto.

Comunque, quello che oggi mi tormenta è un altro discorso. Ovvero: ma con gli ebook, si risparmia davvero?
Chi, come me, possiede un kindle, farà riferimento ad Amazon. Bene dunque, link di Amazon alla mano, diamo un’occhiata.
Partiamo dai miei preferiti: gli ebook gratuiti.
Nota positiva: sono gratis. Ma va’? Nota dolente: sono tutti classici. Okay, non è che uno non debba leggere classici. Io ne ho letti molti e li apprezzo, ma ammetto che non sono una grande fan del genere, fatta eccezione per alcuni casi. Ovviamente la gratuità dell’ebook è collegata al diritto d’autore ormai scaduto, niente da eccepire, comunque, per un lettore trovo la cosa un pochino limitante.
Amazon ci informa che esistono ebook a prezzi incredibili. Titoli nuovi, autori importanti, e in effetti il costo è contenuto.
Solo che poi passiamo alla terza sezione, ovvero tutti gli altri ebook, e inorridisco quando mi trovo davanti ebook che costano 13 €.

Dunque, ho utilizzato l’esempio di Amazon perché è conosciuto e perché io, in quanto proprietaria di un Kindle, mi rifornisco lì, ma i prezzi sono più o meno gli stessi ovunque. I link sono inseriti solo per comodità del lettore.
Detto questo, torniamo a parlare del prezzo di un ebook.
Perché devo pagare come un cartaceo un libro che non è nemmeno materiale?
Francamente, trovo un prezzo simile (ma anche 9 € sono tanti!) assurdo.
A questo punto, meglio che mi compri il cartaceo, no?
Anche qui, capisco la necessità di guadagno, ma che il mondo dell’editoria sia caro si è sempre saputo e questa mi sembra una prova.
C’è chi non può permettersi nemmeno gli ebook, a questo punto.
La soluzione c’è? Sì, ed è illegale, e sono gli ebook-pirata. Come la musica, i film e quant’altro, ci sono siti fornitissimi che offrono migliaia e migliaia di ebook completamente gratuiti.
Pur rendendomi conto del danno che si crea ad autori ed editori, mi rendo anche conto che questa soluzione permette di leggere anche a chi non se lo può permettere.
E’ vero che esistono le biblioteche, ma è vero anche che la biblioteca mi offre la lettura di un libro per un periodo limitato di tempo, soggetto alla disponibilità.
L’ebook, invece, è mio. Lo tengo quanto voglio, lo leggo quando voglio e non lo devo restituire a nessuno.
Resta l’illegalità del gesto: si tratta di furto, alla fine dei conti. Ma per quanto mi riguarda, anche far pagare 10 euro un ebook lo è.

Jamie Ford – Il gusto proibito dello zenzero

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Il gusto proibito dello zenzero
Jamie Ford

Recensione

Lo confesso: l’ho comprato perché sono stata conquistata dagli occhioni della bimba in copertina.
Non me ne sono pentita per nulla; l’ho trovato un libro davvero stupendo.

Trama in breve: Henry è cinese nato in America, Keiko è giapponese, anche lei nata in America.
Siamo negli anni ’40, anni di forte discriminazione nei confronti dei giapponesi: la guerra mondiale è in atto e i giapponesi sono il nemico. Nonostante questo, Henry e Keiko fanno amicizia e si innamorano. Ci penseranno poi i programmi anti-giapponese a separarli, ma Henry e Keiko non si dimenticheranno mai.

E’ un libro commovente come pochi tra quelli che ho letto.
Confesso: pur essendo una lettrice accanita, mi capita molto di rado di commuovermi. In questo caso, confesso che una profonda malinconia non mi ha mai abbandonata, durante la lettura.
Lettura che, tra l’altro, è durata appena un paio di giorni. Eh sì, perché una volta iniziato non riuscivo più a fermarmi: avevo bisogno di seguire ancora Henry, il nostro protagonista.
Ho trovato personaggi ben costruiti, situazioni quotidiane che si intrecciano che uno dei capitoli bui della storia americana recente, e tanto, tanto sentimento.
Ammetto che di tanto in tanto ho trovato Henry un po’ troppo maturo. Nella maggior parte della narrazione ha dodici anni: premettendo che sì, è vero che la sua situazione familiare lo porta a crescere in fretta, in alcuni passaggi fa ragionamenti che ho trovato complessi per un ragazzo di quell’età, anche se senza dubbio si vede l’ingenuità, la spontaneità di un dodicenne che si trova invischiato in fatti che non capisce, e contro cui prova a combattere.
Ecco, questo è il punto di forza di Henry: lui ci prova, ci prova sempre, per quarant’anni. Anche se ha contro tutti, anche se è difficile, se non impossibile, lui cerca la sua Keiko per quarant’anni.
Come va a finire? Lascio a voi il piacere di scoprirlo.

In conclusione, consiglio questo libro con tutto il cuore: se cercate una storia dolce-amara, che vi faccia stare incollati alle pagine e che vi faccia commuovere ed emozionare, questo è il libro che fa per voi.